I fuochi del Basento by Raffaele Nigro

I fuochi del Basento by Raffaele Nigro

autore:Raffaele Nigro [Nigro, Raffaele]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-88-58-60707-7
editore: BUR
pubblicato: 2008-03-19T16:00:00+00:00


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«Oi come è bello il morire ucciso/sulla porta dell’innamorata/l’anima se ne vola al paradiso/il corpo resta a consolare la casa» cantava zio Luigi spaccando canne quando arrivò Carlantonio, sporco e irriconoscibile. Si pensò a nascondere subito il cavallo e a sbarrare porta e finestra. Dov’era stato tutto quel tempo e perché lo ricercavano? «Volevate tenervi la macchia? Io ho sangue dentro, non sono di pietra.» «Ma tu ti sei rovinato e hai rovinato un’innocente.» Bisognava che Sofronia Maria e zio Luigi non ascoltassero, la madre gli fece segno di seguirla nella pagliera. «Sofronia Maria si è fatta signorina e appunta le orecchie» disse Concetta Libera legandosi il fazzoletto sulla nuca. «Questa Porzia ha avuto un figlio e dicono che è tuo. L’hanno mandata a Potenza a servizio da certi Grippo, a San Gerardo. Una volta Filangieri s’è azzardato a venire qua, non si dà pace e non posso dargli torto. Tua sorella aveva sbagliato con Battilana.» La notizia d’esser padre sorprese Carlantonio, accese fuochi sotto i piedi, nel cuore, nella mente. «È nato in una masseria delle Braide e poi madre e figlio sono spariti.» «Se è mio, devo cercarlo. Preparami un’acquasale, me ne vado.» Concetta Libera si fece triste. «Una volta parti per cercare tuo padre. Ora parti per cercare tuo figlio. I francesi battono la campagna, e se Filangieri sa che sei vivo si rimette brutti pensieri in testa.»

Ripartì per la foresta di Monticchio a sera, diretto a Potenza. Dopo Vaccareccia, dagli spineti cominciò a sentire la merla il gallocedrone e la beccaccia. «Di notte, quando gli uccelli dormono?» rise Carlantonio e subito si materializzarono Lampascione e Salvatore Paradiso. «Sono Carlantonio Nigro, portatemi al campo.» Per tutto il tragitto Lampascione non disse una parola. Qualcosa si era rotto tra loro? Seppe da Salvatore Paradiso che a Lampascione avevano tagliato la lingua. Lo aveva punto un insetto e la lingua si faceva nera. Un giorno assaltano la diligenza a Crocepenta e fanno prigioniero il medico di Bisaccia. Se guarisce Lampascione, lo lasciano vivo. Ma Lampascione, quando vuole parlare e non può più, sconfortato, si getta sul medico e lo strangola.

La banda, in assenza di Carlantonio si era triplicata, con Vuozzo c’erano Cozzolicchio, Incazzatore, i fratelli Vaccariello, Scarola, Giacchetta, Gaetano Motta. «Ho sudato sette camicie per rimetterla in piedi e nessuno me la toglierà» chiarì Vuozzo, le mani sulla pistola. «Un annetto fa furono arsi vivi parecchi uomini dei Bufaletti.» Don Parrino aveva rotto i patti e li aveva venduti alla banda Porro; Peppino Porro li aveva attirati in un macchione col pretesto di unificare le bande. E invece fece incendiare gli spineti.

Erano morti Cantatore, Fringuello e Angelo Michele Battilana. «Pure Battilana?» Pure. «E tu, hai qualche progetto?» chiese Vuozzo preoccupato, pronto a far fuoco. Carlantonio lo rassicurò, andava a Potenza, niente l’avrebbe fermato. «Arrivano i disertori a frotte. La banda rischia di diventare un esercito, come ai tempi di tuo padre. Quando vuoi, un posto per te c’è sempre, ti faccio capitano. I francesi ci fanno la posta: ci hanno mandato contro tre drappelli, li abbiamo distrutti tutt’e tre.



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